Colli Euganei

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Lago della Costa

Lago della Costa

Lago della Costa

Lago naturale alimentato da una sorgente termale, è il più importante sito naturalistico-archeologico dei Colli Euganei

Il Lago della Costa si trova lungo il versante sud orientale dei Colli Euganei, nella vallata ai piedi del borgo di Arquà Petrarca. Incastonato tra le pendici del monte Calbarina e il monte Ricco, si presenta come un bellissimo specchio d'acqua azzurra circondato dai vicini boschi e dalla scura piana di terra torbosa emersa dalle paludi a partire da metà '500 grazie alla bonifica del Retratto di Monselice. Lo si raggiunge sia scendendo dal borgo del Poeta in direzione est, che da sud tramite la Strada Provinciale n. 72 che congiunge Monselice a Galzignano: in prossimità del crocevia che conduce verso Arquà inizia infatti il sentiero allestito dall'Ente Parco, segnalato da apposita cartellonistica.

L'importanza dal punto di vista naturalistico-archeologico è senz'altro il motivo principale per la visita di questo sito lacustre, che in tempi ormai lontani presentava dimensioni assai più vaste. Oggi le rive appaiono in stato di abbandono, la vegetazione tipicamente palustre con prevalenza di canneti e salici. L'area è interessante anche per la frequentazione di molte specie della fauna locale specialmente uccelli acquatici, anfibi e pesci. Un approfondito studio dei depositi sul letto del lago ha inoltre consentito la ricostruzione della paleografia e del paleoclima del territorio: attraverso l'analisi dei pollini fossili si sono potute individuare le associazioni botaniche risalenti all'era tardo-glaciale  fino all'età del Ferro (circa 10 mila anni fa).

Le origini antiche del lago

L'origine del lago della Costa è infatti molto antica e già in età preistorica il sito risulta frequentato dai primi abitanti dei colli Euganei. Diversi manufatti rinvenuti sulle sue sponde lo hanno reso uno dei siti archeologici  più importanti del territorio. Tra il XVIII e il XVI secolo a.C., all'inizio dell'Età del Bronzo, in questo piccolo specchio d'acqua era organizzato un vasto insediamento palafitticolo, con capanne a pianta circolare, che sono state abbandonate durante la media età del bronzo (XV-XVI sec. a.C.), probabilmente a causa di eventi legati ai cambiamenti climatici. I reperti recuperati durante varie campagne di scavi (frammenti di vasellame ceramico, manufatti in osso-corno per la pratica della caccia e della pesca, resti di legno fossile lavorato) si possono oggi osservare all'interno del Museo Archeologico Nazionale Atestino ad Este e nella sezione archeologica dei Musei Civici di Padova.

Le preziose acque termali

Il lago della Costa è alimentato da una polla termale di acqua calda, che sgorga sulla parte terminale di una piccola penisola che si protende verso il centro dell'invaso. Un tempo alcuni rivoli di acqua fredda proveniente dai vicini monti contribuivano a garantire il rifornimento idrico, ma il progressivo inaridimento e sfruttamento dei corsi d'acqua per uso agricolo, ha fatto sì che il lago sia oggi alimentato pressochè unicamente dalla polla termale. Per questo motivo l'estensione dello specchio d'acqua è variabile e va gradualmente diminuendo.

La presenza di acqua termale e il fondale limaccioso hanno reso in passato il lago adatto all'estrazione dei preziosi fanghi terapeutici utilizzati presso gli stabilimenti termali di Abano e Montegrotto, che oggi vengono principalmente estratti dal vicino laghetto di Lispida, anch'esso alimentato da polle di acque solforose che hanno acquisito calore grazie al noto circuito idrologico di tipo geotermale.

Leggende e storie del lago della Costa

Numerose leggende legate al lago della Costa si sono tramandate nel corso dei secoli. Tutte fantasticano sui fumi esalati dall'acqua calda lacustre che nelle giornate invernali e nell'oscurità della notte evocano la presenza di spiriti maligni. La leggenda più famosa, ripresa dalla scrittrice Silvia Rodella nel suo libro “Leggende Euganee” narra che in un tempo imprecisato, al posto del lago sorgeva un monastero di frati, dalla condotta iniqua. Un giorno si presentò un mendicante che fu accolto dall'unico fratino di buon cuore; una delle notti seguenti il generoso fratino fu convinto dal mendicante con una scusa ad allontanarsi dal monastero, il quale venne improvvisamente colpito da una violenta tempesta che lo distrusse completamente uccidendo al suo interno tutti i frati peccatori. In corrispondenza delle macerie si formò una voragine che inghiottì le anime impure e cancellò per sempre i resti del monastero. L'invaso si riempì di acqua bollente alimentata dagli inferi dove giacciono i peccatori.

Attualmente il lago è visibile solo dalla stradina che corre lungo il suo fianco orientale e dai sentieri dei vicini monti: le sue sponde sono infatti recintate da una rete e per accedervi occorre chiedere il permesso ai proprietari, in quanto ora l'area è di proprietà privata. La recinzione si è resa necessaria perchè in passato alcuni abitanti della zona sono morti annegati facendo il bagno, probabilmente a causa della profondità dell'invaso che al centro risulta piuttosto profonda.

Per l'alto valore storico e naturalistico, dal 2011 il lago della Costa è stato riconosciuto come sito di interesse comunitario ed iscritto nelle liste del Patrimonio dell'Umanità UNESCO insieme ad altri siti palafitticoli dell'arco alpino.

A pochi passi dal lago, sempre in località Costa, si trova un'altra fonte di acqua termale, la cosiddetta Fonte Raineriana. Per proteggere e rendere agevole il suo utilizzo, nel 1829 l'arciduca Ranieri d'Austria fece costruire un manufatto simile ad un tempietto romano, con la funzione di celebrare anche le virtù terapeutiche dell'acqua che qui sgorgava. L'elegante costruzione venne progettata dal famoso architetto Giuseppe Jappelli, in stile neoclassico. Il tempietto venne demolito nel 1932 e poi ricostruito qualche anno dopo, nel 1938, da Adolfo Callegari, che si preoccupò che venisse riprodotto fedelmente quello ottocentesco.

Una lapide in marmo con iscrizione in lingua latina posta all'esterno della fonte ricorda il merito dell'arciduca nell'aver finanziato gli studi dell'acqua solfatico-carbonatica per avvalorarne i benefici terapeutici. Oggi l'antica fonte si trova relegata a lato del piazzale adibito a parcheggio di un ristorante-pizzeria; l'acqua è quasi completamente prosciugata, ma avvicinandosi al tempietto si può ancora percepire il caratteristico odore sgradevole dell'acqua termale ricca di zolfo.