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Scavi romani di Via Tiro a segno a Este

Scavi romani di Via Tiro a segno a Este

Scavi romani di Via Tiro a segno a Este

Un importante quartiere artigianale e commerciale dell'antica Ateste

Poco distante dalla chiesa della Salute, nella parte nord occidentale di Este, si trova un’interessante area archeologica recintata, con resti di edifici e di una strada di epoca romana.  L’area è compresa tra la Via Rubin de Cervin (chiusa a ovest dal monumentale arco della scomparsa Villa Bragadin), le sue laterali Via Albrizzi e Via Pietrogrande, e la parallela Via Tiro a segno.

Una volta venuti alla luce i resti romani attraverso scavi sistematici tra il 1967 e il 1974, l’area – compresa in un quartiere residenziale allora in fase di espansione – è stata interdetta a nuove costruzioni ed è stata in gran parte tenuta a prato, recintata da una rete metallica, con un cancelletto di accesso sul lato di Via Tiro a segno.

Quest’area probabilmente si trovava a poca distanza dal Foro di Ateste (antico nome della Este romana), che le più recenti ricerche hanno localizzato con una certa attendibilità tra la chiesa della Salute, l’area archeologica di Via Olmo e l’inizio di Via Rubin de Cervin. Il quartiere era strutturato in isolati delimitati da un reticolo di strade di diversa larghezza, parallele al cardo (nord-sud) e al decumano (est-ovest), le due arterie urbane principali che si incrociavano proprio nel Foro.

Una delle strade minori, con la sua pavimentazione, è in parte visibile nell’area archeologica, dal lato di Via Albrizzi. Insieme ad essa sono visibili le fondamenta di tre abitazioni (domus) che si affacciavano sulla stretta via con ingressi delimitati da pilastri. Due di queste abitazioni romane, divise tra loro dalla stradina lastricata, si possono osservare bene dal tratto di Via Albrizzi non edificato, mentre la terza è visibile da Via Pietrogrande. Il carattere non solo residenziale dell’area è rivelato dal ritrovamento in loco di oltre 300 anfore risalenti al I secolo d.C. e di resti di condutture idriche, adatte a rifornire di acqua laboratori di vasai e di altri artigiani. A questa ipotesi porta anche la disposizione dei vani degli edifici, dato che le piccole stanze adiacenti alla strada e con un proprio ingresso potrebbero essere state delle tabernae, cioè botteghe artigianali, mentre quelle più ampie, in parte pavimentate a mosaico, che si trovano in posizione arretrata e disposte intorno a un cortiletto, si possono interpretare come abitazioni vere e proprie.

Lungo Via Pietrogrande è stato collocato un utile pannello illustrativo. Da qui si possono vedere due ampi lacerti di pavimento a mosaico, ora fissati a una struttura espositiva verticale, provenienti dai vani dell’edificio più vicino, caratterizzato anche da uno stretto corridoio che si apriva sulla strada antica lungo circa 12 metri. Il primo mosaico si presenta di colore bianco a semplice ordito obliquo, mentre il secondo è di colore bianco e nero con decorazioni geometriche complesse. Un mosaico più grande, con motivi geometrici e vegetali, risalente agli inizi del II secolo d.C., è stato trasferito nel Museo Nazionale Atestino e può essere oggi ammirato nella X sala, dedicata alla vita privata nella Este romana.

Infine, verso il lato di Via Tiro a segno, sono stati disposti molti blocchi di pietra e rocchi di colonne rinvenuti nell’intera area.