Colli Euganei

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Torre del Soccorso

Torre del Soccorso

Torre del Soccorso

Complesso del Soccorso del Castello di Este

Delle tre torri dette “maistre” o mastii, più possenti e dotate di porte per accedere all’interno (a differenza dei 14 torresini o torri di linea) che facevano parte dell’originario Castello Carrarese di Este costruito nel 1339-1340 se ne sono conservate due: il mastio sommitale e il mastio del Soccorso (detto così perché dotato di una via di fuga, sia a terra che sul camminamento di ronda, che lo collegava alla cima del colle). La terza torre, dalle fonti detta “del Tormento”, era a ridosso della porta d’accesso a sud, verso il borgo di Este, e fu demolita nella seconda metà del ‘500 al tempo della costruzione del palazzo Mocenigo (oggi sede del Museo Archeologico Nazionale Atestino): se ne vede una traccia, un pezzo di rozza muratura medievale, sulla terrazza del palazzo che sovrasta l’ingresso ai Giardini.
Il complesso del Soccorso fungeva da porta d’accesso verso nord, collegata alla strada pedecollinare che passando per Baone e Monselice portava a Padova, aveva quindi un’importanza strategica nella difesa del castello e della città. È costituito da quattro ambienti collegati tra loro: 

  • un ridotto esterno (cioè il primo cortiletto cinto da mura, retrostante la porta: al di fuori, dove ora c’è il passaggio pedonale lastricato, c’era quasi sicuramente un ponticello che passava sopra un calto o torrente che scendeva dal monte Murale, tra il castello e Calaone); 
  • un ridotto interno o rivellino, in cui potevano ritirarsi i difensori nel caso di sfondamento della porta: ha muri in blocchi di trachite spessi fino a 2 metri e verso il primo ridotto conserva gli enormi cardini che reggevano i battenti della porta interna mentre l’accesso all’area interna al castello era impedito da una pesantissima saracinesca che scorreva giù dall’alto entro le incavature visibili sotto l’arco; 
  • una torre laterale che ha le dimensioni simili agli altri torresini del castello e che collega il complesso del Soccorso al lato orientale delle mura: era in origine una torre aperta verso l’interno come le altre, fu coperta con un tetto e chiusa verso l’interno del castello in epoca veneziana (XV secolo) come si intuisce dal colore e dalla forma diversa della muratura;
  • il mastio, che svetta anche grazie alla sopraelevazione realizzata dai Veneziani attraverso l’aggiunta di 7 beccatelli per lato, in modo da sorreggere una nuova merlatura più possente e sporgente. 

Il mastio del Soccorso era adibito struttura difensiva e alloggio per le truppe dell’esercito (prima carrarese e poi veneziano). È una torre a pianta rettangolare, con lati di 6,8 metri x 5,5. È alta circa 29 metri e ha muri spessi 1,50 metri. Al pianterreno si trova una stanza con volta botte, usata come ghiacciaia, a cui si accede da una porticina verso l’interno del castello (non visitabile). Al di sopra di questo ambiente seminterrato e separati da esso stanno 5 piani e in alto la terrazza panoramica in cemento, che nel secondo dopoguerra ha sostituito l’antica copertura che era crollata. I diversi piani erano collegati tramite botole nei pavimenti e scale a pioli che venivano abbassate o ritirate (oggi sostituite da solide rampe metalliche).
Il mastio sovrasta le mura della parte pianeggiante del castello e i torresini (oggi sono in tutto 12) che risultano alti in media 16, 5 metri. Questi torresini, o torri di linea, sono distanti l’uno dall’altro 180-200 metri, cioè la distanza massima che poteva essere coperta da una freccia tirata con la balestra, l’arma più usata nel ‘300, quando il castello fu costruito da Ubertino da Carrara signore di Padova. 
Dalla torre sul fianco orientale si raggiunge il secondo piano del mastio del Soccorso usando un passaggio scoperto, costruito al di sopra dell’arco d’ingresso tra ridotto e cortile interno del castello: su questo lato del mastio, prima di entrare all’interno, i visitatori, guardando in alto, possono notare tracce sbiadite di pittura bianca e rossa. Si tratta dell’insegna carrarese (carro a quattro ruote rosso in campo bianco) che i Veneziani tentarono in qualche modo di cancellare dopo la resa di Este nel 1405
Di seguito si possono visitare il secondo e il terzo piano. Il primo ambiente, restaurato come il resto del mastio negli anni 1994-’96, consente di notare alcune particolarità della costruzione. Innanzitutto le cosiddette buche pontiere, in parte visibili anche dall’esterno: sono fori in cui venivano infissi pali che sorreggevano soppalchi in legno su cui potevano muoversi i muratori impegnati ad aggiungere pietre e malta sopra le murature già realizzate, in questo modo il lavoro di costruzione procedeva verso l’alto. In alcuni casi si nota ancora il legno fossile (del ‘300) rimasto nei fori, dato che a lavoro completato non era possibile estrarre i pali orizzontali ma questi venivano segati. Poi si nota la differenza tra le diverse finestre della stanza: quelle verso l’interno del castello sono “arciere”, cioè permettono il tiro con l’arco, sono più larghe per consentire l’illuminazione dell’interno di giorno (di notte si utilizzavano lampade ad olio collocate in nicchie interne al muro, come quella visibile accanto all’ingresso); quelle verso l’esterno, in particolare verso nord e verso ovest (lungo il lato settentrionale delle mura)  sono più piccole e strette, con un apertura svasata, gradualmente più ampia verso l’interno: sono dette “balestriere” perché consentivano a un soldato, sdraiato nel passaggio, di tirare con la balestra le sue frecce contro gli assalitori senza essere colpito a sua volta. Ultima particolarità: oltre la porticina che collega il secondo piano del mastio al camminamento di ronda (purtroppo rovinato da incuria e intemperie, perciò non più percorribile), entro lo spessore del primo merlo, si vede ancora un foro circolare sul piano orizzontale di muratura che fungeva da “ritirata”, cioè gabinetto esterno usato dai soldati. 
Al terzo piano vediamo ancora le diverse tipologie di finestre, ma soprattutto un camino semiconico, con focolare ricostruito (era usato sia per riscaldare che per cucinare: questa stanza doveva servire per il pasto e il riposo notturno dei soldati non impegnati nei turni di guardia) e una mensola incavata nel muro, usata come dispensa o come ripostiglio per le armi. 

Saliti al quarto piano, dove il visitatore ha a disposizione vari pannelli informativi, attraverso un’ultima, doppia rampa di scale in ferro, si raggiunge la terrazza sommitale. Da quest’area scoperta è possibile ammirare il centro della città (visibili le principali chiese, basilica delle Grazie, campanile di S. Martino, Duomo, nonché la Torre Civica), ma anche il mastio sommitale del castello, le ville del monte Murale (la vicina Villa Kunkler, più in alto il seicentesco Palazzo del Principe), il paese di Calaone adagiato tra monte Cero (con le antenne tv) e monte Castello (quest’ultimo deve il nome alla presenza di un castello minore, residenza collinare dei marchesi d’Este, demolito nel 1293 dai padovani) e in lontananza, a nord est, il colle della Rocca di Monselice.
 
Guardando il cortile e le mura del castello dalla finestra possiamo ricordare come in epoca medievale e moderna (fino al ‘500) questa struttura militare voluta dai Carraresi fosse circondata sul lato sud (attuale via Guido Negri) e sul alto est (via Vigo di Torre) da un profondo canale artificiale, riempito con le acque del fiume Sirone (proveniente dai Berici o dagli Euganei nord-occidentali): infatti in corrispondenza della porta sud, affiancata dal mastio del Tormento (oggi ingresso principale dei Giardini) vi era un ponte levatoio. L’acqua scorreva dove ora si trova lo spazio adibito a parcheggio e dietro la torre laterale si univa a quella del calto che scendeva dal monte (attuale via Byron). Inoltre si è scoperto che fin dal ‘300, se non addirittura prima (epoca estense), una derivazione del Sirone, una canaletta rettilinea, attraversava l’attuale Foro Boario in senso diagonale raggiungendo il muro sud del mastio: anche il passaggio dal secondo ridotto al cortile interno – oltre la saracinesca – doveva essere costituito da un ponticello, e probabilmente l’acqua si ricongiungeva al Sirone uscendo tra torre laterale e muro orientale (verso l’attuale parcheggio) in un piccolo volto. Insomma un complesso fortificato difeso dalle acque e per questo davvero inespugnabile. Furono poi i Veneziani a prosciugare e bonificare questi canali, essendo l’acqua divenuta stagnante e del tutto inutile come difesa. L’unico attacco militare degno di nota che subì la struttura del Soccorso fu nel 1514, durante la guerra della Lega di Cambrai contro Venezia: con un ardito assalto notturno i veneziani, superato il fossato e scalate le mura, entrarono nel cortile costringendo alla resa dopo breve combattimento la guarnigione spagnola che per conto della Lega presidiava il castello di Este. In seguito l’intero castello perse la sua valenza militare sia perché inadeguato a fronte dell’uso delle artiglierie sia per il lungo periodo di pace realizzato dalla Repubblica di Venezia dopo il 1515.

Testo a cura di Pietro Antoniazzi - Associazione Alicorno