Colli Euganei

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Mulino di Valderio

Mulino di Valderio

Mulino di Valderio

La valle del Rio Calcina ospitava alcuni tra i più antichi mulini dei Colli Euganei

Il sito degli antichi mulini di Torreglia si raggiunge salendo dal centro del paese verso la località Torreglia Alta, lungo la strada un tempo denominata Contrà dei Molini, ora Via Facciolati. Dopo un breve tratto in cui si fiancheggia il Rio Calcina, la salita prosegue effettuando due tornanti, prima dei quali si scorge sulla destra il complesso edilizio che un tempo costituiva l'impianto principale degli antichi mulini.

Oggi gli edifici, accuratamente restaurati, sono stati adibiti a struttura ricettiva. Non presentano più le ruote che un tempo venivano azionate dalle acque dell'adiacente corso d'acqua per macinare il grano, tuttavia il luogo ha mantenuto intatto il suo fascino e ha conservato l'integrità architettonica delle strutture.

L'esistenza dei mulini di Torreglia è attestata da documenti risalenti alla prima metà del XII secolo, che dichiarano il passaggio di proprietà al Monastero di Praglia. Le fonti storiche risultano più ampie solo a partire dal XV secolo quando gli impianti sul Rio Calcina si presentano articolati in due poste molitorie e ciascuna di esse risulta dotata di almeno una ruota. All'inizio del Cinquecento i mulini passano sotto il controllo della famiglia padovana dei Candi di Borgo Rogati, diventando poi oggetto della controversie ereditarie tra i discendenti di Gerolamo Candi e i monaci di S. Giustina di Padova.

La titolarità di “ruote” sui Colli Euganei significava ricchezza e potenza sia per i titolari che per i livellari, anche se la macinazione del grano non era garantita durante tutto l'anno a causa della portata d'acqua variabile del Rio Calcina. A Torreglia i mulini di Valderio rifornivano l'intero abitato e appartenevano alla tipologia dei mulini “a coppedello”, ossia utilizzavano una ruota a cassette anziché a pale. Gli opifici natanti in pianura, quelli galleggianti sui grandi fiumi come il Bacchiglione o l'Adige oppure quelli terragni dei canali minori, utilizzavano la spinta idraulica generata sulle pale, mentre sui Colli Euganei le sottili ruote dal diametro medio di 4 mt venivano azionate mediante il peso dell'acqua raccolta nelle cassette (o coppe).

Il mulino a coppedello nell'area euganea era denominato anche “Mulino del Maltempo” o “Mulin Rotto” a causa del suo utilizzo legato alle limitazioni della portata d'acqua dei calti.

Altri mulini a coppedello si trovavano a Galzignano e Valsanzibio, a Montirone ad Abano, a Fontanafredda e Faedo, a Boccon, a Valnogaredo, a Rovolon e Villa di Teolo e tra Castelnuovo e Rocca Pendice.