Got error 28 from storage engine Il Roccolo Bonato a Torreglia | Colli Euganei
Colli Euganei

ITItaliano

Menu principale

Roccolo Bonato

Roccolo Bonato

Attenzione: si sono verificati i seguenti errori:
mysqli_query(): (HY000/1030): Got error 28 from storage engine
Errore durante l'esecuzione della query
Errore durante l'escuzione della query
Errore durante l'interrogazione del database

Roccolo Bonato

Eccezionale testimonianza dell'antica arte dell'uccellagione sui Colli Euganei

Il roccolo Bonato sorge su un pianoro molto panoramico a levante del monte Rua, tra i comuni di Galzignano Terme e Torreglia. Lo si può raggiungere tramite il sentiero che sale dalla località Pianzio, partendo dalla chiesa vecchia di Galzignano, oppure da Torreglia Alta, imboccando la stradina bianca che si incontra sulla sinistra salendo la strada che porta all'eremo del monte Rua

Il “roccolo” (termine di origine incerta, forse deriva dal latino rotulus per via della forma rotonda, o dal diminutivo di rocca per la presenza di una torre) è un manufatto per l'arte dell'uccellagione, l'antica pratica di catturare gli uccelli migratori con le reti. Questo, appartenuto a Dino Bonato, è senza dubbio il meglio conservato nei Colli Euganei, dove in passato se ne trovavano molti altri, oggi in gran parte scomparsi. 

Ha svolto la sua funzione di sistema di caccia fino ai primi anni '70, poi nel 1997 è stato acquistato insieme all'adiacente area di 5 ettari dall'Ente Parco. Grazie a interventi di restauro e di manutenzione, conserva in maniera esemplare la torre a tre piani, l'arconà (alberatura semicircolare di carpini bianchi con esemplari di castagno capitozzati al centro), una zona a prato polifita, alcuni alberi di ciliegio, terrazzamenti e due aree umide di modeste dimensioni.

Il metodo di caccia era astuto ed ingegnoso e permetteva di catturare la maggior parte degli uccelli vivi, senza l'uso di armi. Gli uccelli di passo alla fine dell'estate migravano da nord verso sud e passavano l'altura dove si trovava il rocolo al centro di uno spiazzo, intorno al quale erano disposte grandi reti, sentendo il canto degli uccelli da richiamo, nascosti sotto gli alberi, si abbassavano. In caso contrario il rocolaro tirava dalla torretta lo zugolo, a cui erano legati dei volatili che svolazzavano facendo così abbassare gli uccelli di passo (beccafichi, capinere, fringuelli, tordi, cinciallegre, codibugnoli, scriccioli). A questo punto il rocolaro lanciava dalla torretta il ludro, un ramo arcuato con un rovo intrecciato simile al falco, in modo che gli uccelli spaventati cercassero di scappare verso l'esterno dello spiazzo andando a sbattere sulle reti disposte a ferro di cavallo, arconà, intorno al roccolo. Passavano attraverso la prima rete a maglie larghe e venivano bloccati dalla rete a maglie strette che per il peso si piegava formando un sacco che li imprigionava. 

Per gli abitanti dei colli la pratica dell'uccellagione era molto importante, perché rappresentava una fonte di integrazione alimentare ed economica: alcuni degli animali catturati venivano messi in vendita come uccelli da richiamo o da gabbia, altri venivano messi allo spiedo. Tra Settecento e Ottocento i nobili proprietari delle ville sparse sui colli, soggiornavano per giorni nei roccoli, per la passione di una caccia che richiede molta abilità e per il piacere di trascorrere le giornate autunnali con amici in un luogo appartato e rustico, anche se non del tutto privo di comodità, visto che la maggior parte dei roccoli era dotato di camino e arredo all'interno della torre. 

La caccia nei roccoli è da molti anni vietata da leggi che tutelano le molte specie di uccelli migratori in via di estinzione.

Da segnalare, infine, la zona umida del Roccolo Bonato che ospita diverse specie animali e vegetali in via di estinzione ed è perciò considerato un importante sito naturalistico.

Attualmente l'Ente Parco ha attrezzato l'area prativa del roccolo con alcuni tavoli e panche per la sosta, mentre la torretta è adibita a rifugio; l'accesso può essere richiesto dagli escursionisti che intendano trascorrere una notte nel silenzio dei colli o ad osservare le stelle.