Colli Euganei

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Monselice

Monselice

Monselice

Da importante centro militare a fiorente zona commerciale.

Il comune di Monselice è situato a sud-est dei Colli Euganei e il suo centro storico si concentra tra le pendici di due colli: quello della Rocca (chiamato anticamente Mons silicis) e il monte Ricco. E' stata questa particolare collocazione geografica ad imprimere al luogo una esplicita vocazione militare, di cui si ha notizia a partire dal VII secolo d.C., quando il re dei Longobardi Agilulfo occupa il territorio e conquista il castello che avevano costruito i bizantini.

In epoca medievale diventa il centro più importante del padovano, grazie ai legami con l'impero che ne favoriscono l'espansione territoriale e demografica. Nel XIII secolo Monselice viene definita come Camera specialis imperii per i privilegi politici e amministrativi concessi dall'imperatore Federico II, il quale ordina la riedificazione della Rocca e la costruzione di una nuova cinta di mura sul colle. 

Tra la metà del Duecento e il Trecento la città si trova al centro di sanguinose battaglie; coinvolta nelle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline subisce prima la tirannia del famigerato Ezzelino III Da Romano, e poi l'aspra contesa tra i signori di Padova, i Carraresi, e i veronesi Della Scala.

Dal 1405 entra nell'orbita della Repubblica di Venezia che nei quattro secoli di incontrastato dominio trasforma Monselice da centro fortificato e militarizzato in prosperosa città dedicata ai traffici e al commercio. Un'importante opera di bonifica, il cosiddetto Retratto di Monselice, e le vie d'acqua che la collegavano direttamente con Padova e la laguna, consentirono un rapido sviluppo economico e favorirono l'arrivo delle più influenti famiglie veneziane (Duodo, Nani, Marcello e Pisani), che scelsero questo territorio per edificare le loro ricche dimore di villeggiatura.

Lo sviluppo industriale si intensificò negli anni successivi con l'estrazione della pietra dai colli della Rocca e del Monte Ricco, aggrediti sempre con maggior violenza nel secondo dopoguerra a causa dell'insediamento di ben due cementifici nell'area. Dal 1971 le cave che rischiavano di far sparire i due monti sono state fortunatamente chiuse e sono diventate mète di escursioni per scoprire la geologia dei colli

Grazie alla fortunata collocazione geografica, Monselice è ancora oggi un centro di riferimento per il territorio, servito da un importante snodo stradale e ferroviario.

A Monselice è possibile visitare numerosi luoghi di culto storici, prima fra tutte l'antica Pieve di Santa Giustina (chiamata anche Duomo Vecchio), un edificio in stile romanico costruito nel 1256 con all'interno affreschi medievali, un polittico e una tavola quattrocentesca (Madonna dell'Umiltà) oltre a varie tele di scuola veneta del '600 e '700.  

Accanto alla pieve, oltre la Porta dei Leoni Comitali, si giunge alla Porta Romana che permette l'ingresso al Santuario Giubilare delle Sette Chiese, costituito da sei cappelle e dalla Chiesa di San Giorgio, all'interno della quale si trovano i corpi e le reliquie dei primi martiri cristiani. La  parte alta della via è chiusa da Villa Duodo, realizzata all'inizio del Seicento insieme al monumentale complesso religioso su progetto dell'architetto Vincenzo Scamozzi.

A Monselice, come già accennato, sono presenti molte altre ville veneziane: Villa Nani-Moncenigo, Villa Contarini, Villa Pisani e Villa Emo Capodilista.

L'antico Castello medievale, conosciuto anche come Cà Marcello (dalla famiglia veneziana dei Marcello che lo ha trasformato in residenza signorile) o Castello Cini (dal nome del suo ultimo proprietario) dal 1981 è di proprietà della Regione Veneto, che lo ha destinato a finalità museali. All'interno del complesso si trova la sede dell'Antiquarium Longobardo, dove sono esposti i reperti della necropoli rinvenuta sulla Rocca, e il Museo delle Rarità.  

Vicino al castello si trovano anche il Palazzo o Loggetta del Monte di Pietà e l'antica Chiesa di San Paolo, oggi sconsacrata e adibita a sala espositiva, ma al suo interno sono ancora visibili i resti archeologici della cripta che ospitava le reliquie di San Sabino, patrono della città.